G.Taxali, 2009, Fur Sure, Olio Su Acciaio, 60 X 141 Cm

9.02 – 29.03.2012

GARY TAXALI – Selected Works

a cura di Franco Cervi

La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea inaugura la prima mostra personale italiana dedicata all’opera di Gary Taxali, artista fortemente rappresentativo di una scena neo-pop d’oltreoceano in continua ebollizione che, pur ricollegandosi culturalmente al movimento Pop-Surrealism (noto anche come Low-brow), ne rappresenta una interessante evoluzione di senso e di linguaggio.

L’opera di Taxali nasce dalla sintesi sapiente tra l’iconografia retrò dei comics americani di inizio novecento (citiamo ad esempio il Popeye di Elzie Crisler Segar, i Barney Google & Snuffy Smith di Billy De Beck o i Nancy and Sluggo di Ernie Bushmiller) e una visione artistica dal sentire ambiguo e distaccato, tipica dell’era dei media, in cui il rigore del messaggio visivo gioca con il flusso inconscio di segni casuali. L’effetto è quello di una straordinaria reinvenzione estetica – fusione perfetta tra immaginazione, stile e contenuto – capace di delineare un felice universo visivo quieto ma allo stesso tempo frenetico e dal perimetro formale preciso e circoscritto.
La base per il suo lavoro è fornita da superfici riciclate quali, ad esempio, piatti di vecchi libri, carte ingiallite, buste postali ancora provviste di indirizzi e francobolli, frammenti di vecchie tappezzerie rinvenute chissà dove.
C’è qualche cosa di spirituale nell’attrazione di Taxali per il recupero dei materiali di scarto, per le cose che vengono gettate perché ritenute poco interessanti o per aver terminato il loro ciclo di vita consumistico. Su queste superfici così irripetibili, spesso contraddistinte da tutta una serie di preesistenze – come gli scarabocchi prodotti dalla noia dei loro precedenti possessori non-artisti oppure i tipici appunti vergati in fretta durante una conversazione telefonica – Taxali agisce con straordinaria coerenza linguistica e formale ma con altrettanto sorprendente varietà tecnica: opera con il sistema “Gocco” (apparecchio domestico per la creazione di stampe serigrafiche) integrato con mixed media, timbri autocostruiti, applicazioni, esprimendo così una personalità artistica solida e sfaccettata.
Un’intera galassia di personaggi ricorrenti e psicologicamente definiti, perfetti avatar insieme teneri e gretti, puri e maligni, rassicuranti e minacciosi, si armonizza con una palette cromatica composta prevalentemente da colori polverosi e con l’amore per la tipografia, sempre realizzata a mano a partire da caratteri esistenti. Tipografia mai ornamentale e anzi spesso vero fulcro compositivo in grado di donare all’immagine enfasi visiva ed emotiva.
Come ha recentemente scritto Seymour Chwast, quello di Taxali è “un incredibile universo parallelo fatto di disperazioni profonde e gioie celestiali”!

Gary Taxali è nato a Chandigarh (India) nel 1968. Vive e lavora a Toronto.
Ha esposto in diverse gallerie internazionali: Jonathan Levine (NY), La Luz de Jesus (Los Angeles), Iguapop (Madrid), Lazarides (Londra), Billy Shire (Los Angeles), Corey Helford (Los Angeles), Whitney Museum (New York), Copro Nason (Los Angeles), Victoria and Albert Museum (London). Ha insegnato in diverse università e scuole di design: OCAD University (Toronto), The Art Director’s Club of Houston (Houston), Dankmarks Designskole (Copenhagen) e Istituto Europeo Di Design (Roma). Ha vinto numerosi awards tra cui: American Illustration, Communication Arts Illustration Annual, Society of Illustrators (Gold Medal), Print, Society of Publication Designers, National Magazine Awards (Gold Medal), Chicago Creative Club, The Advertising and Design Club of Canada, National Gold Addy and Shortlist for a Cannes Lion. Fra i suoi clienti: Rolling Stone, GQ, Esquire, Time, Newsweek, Fortune, The New York Times, Entertainment Weekly, Reader’s Digest, Business Week, Warner Bros., Paramount Pictures, Converse, Levi’s, Sony, MTV, Coca-Cola. La sua prima pubblicazione monografica è “Mono Taxali”, pubblicata da 27_9 con l’art direction e il progetto grafico di Franco Cervi e gli apparati critici di Seymour Chwast, Steven Heller, Charles Hively e Ferruccio Giromini.

di Franco Cervi

La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea inaugura la prima mostra personale italiana dedicata all’opera di Gary Taxali, artista fortemente rappresentativo di una scena neo-pop d’oltreoceano in continua ebollizione che, pur ricollegandosi culturalmente al movimento Pop-Surrealism (noto anche come Low-brow), ne rappresenta una interessante evoluzione di senso e di linguaggio.

Per molti artisti – non solo americani – il termine “Low-brow” identifica infatti una vera e propria attitudine: le personalità sono spesso provocatorie, i corpi tatuati, l’atteggiamento rilassato e volutamente distante da tutte quelle tematiche colte che hanno così tanto caratterizzato il dibattito artistico del secolo scorso. E la musica!, sorta di polverizzazione R‘n’R/Hardcore/Skate/Psychobilly/Hot-Rod che già da almeno quattro decenni è diventata un vero e proprio codice di comunicazione globale.

Come spesso succede però, una volta che l’area culturale inizialmente priva di catalogazioni ed etichette si struttura, si connota, si codifica ed è a sua volta codificata dalla critica di riferimento, ecco che comincia l’epoca dei distinguo, del mettere in risalto sfumature e specificità. L’attitudine artistica è la stessa ma nel linguaggio visivo affiorano differenze importanti, specchio di background a volte anche molto diversi.

L’esempio di Taxali è in questo senso emblematico. Il suo linguaggio ha ben poche assonanze con l’immaginario visivo che è quel fantastico impasto Gothic-Surf tipico della west-coast americana in cui nasce il Low brow; lui non propone tematiche dissacranti, non ammicca ad un pubblico così fortemente connotato; eppure il suo è un linguaggio chiaramente neo-pop, nei riferimenti, nelle soluzioni formali così come nelle tecniche impiegate, spesso di natura seriale. I suoi protagonisti sono quanto di più distante dalle brillanti icone R’n’R di Anthony Ausgang o dal luccichìo lisergico di Gary Baseman, anzi si potrebbe affermare che ne sono proprio l’antitesi!  Uomini senza qualità, sorta di impiegati grigi e tipicamente borghesi, dei quali però si possono comprendere appieno le sottili caratterizzazioni psicologiche attraverso la lezione ed il vissuto di ciò che, solamente fino a ieri, veniva ancora considerato quanto di più lontano dall’arte cosiddetta intellettuale, colta, “high-brow”: i comics.

Una riflessione si impone quindi sull’opera di Taxali, quale personalità artistica emergente di grande carattere e di nuovissimo impianto formale.

L’opera di Taxali nasce dalla sintesi sapiente tra l’iconografia retrò dei comics americani di inizio novecento (citiamo ad esempio il Popeye di Elzie Crisler Segar, i Barney Google & Snuffy Smith di Billy De Beck o i Nancy and Sluggo di Ernie Bushmiller) e una visione artistica dal sentire ambiguo e distaccato, tipica dell’era dei media, in cui il rigore del messaggio visivo gioca con il flusso inconscio di segni casuali. L’effetto è quello di una straordinaria reinvenzione estetica – fusione perfetta tra immaginazione, stile e contenuto – capace di delineare un felice universo visivo quieto ma allo stesso tempo frenetico e dal perimetro formale preciso e circoscritto.

La base per il suo lavoro è fornita da superfici riciclate quali, ad esempio, piatti di vecchi libri, carte ingiallite, buste postali ancora provviste di indirizzi e francobolli, frammenti di vecchie tappezzerie rinvenute chissà dove.

C’è qualche cosa di spirituale nell’attrazione di Taxali per il recupero dei materiali di scarto, per le cose che vengono gettate perché ritenute poco interessanti o per aver terminato il loro ciclo di vita consumistico. Su queste superfici così irripetibili, spesso contraddistinte da tutta una serie di preesistenze – come gli scarabocchi prodotti dalla noia dei loro precedenti possessori non-artisti oppure i tipici appunti vergati in fretta durante una conversazione telefonica – Taxali agisce con straordinaria coerenza linguistica e formale ma con altrettanto sorprendente varietà tecnica: opera con il sistema “Gocco” (apparecchio domestico per la creazione di stampe serigrafiche) integrato con mixed media, timbri autocostruiti, applicazioni, esprimendo così una personalità artistica solida e sfaccettata.

Un’intera galassia di personaggi ricorrenti e psicologicamente definiti, perfetti avatar insieme teneri e gretti, puri e maligni, rassicuranti e minacciosi, si armonizza con una palette cromatica composta prevalentemente da colori polverosi e con l’amore per la tipografia, sempre realizzata a mano a partire da caratteri esistenti. Tipografia mai ornamentale e anzi spesso vero fulcro compositivo in grado di donare all’immagine enfasi visiva ed emotiva.

Come ha recentemente scritto Seymour Chwast, quello di Taxali è “un incredibile universo parallelo fatto di disperazioni profonde e gioie celestiali”!

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