Manetas, Ganguro Girls And Edgard, 2001, Olio Su Tela, Cm 102×120

7.02 – 16.03.2001

MILTOS MANETAS – 1 (2001)

a cura di Giacinto di Pietrantonio e Laura Cherubini

Miltos Manetas è un artista nato ad Atene nel 1964, formatosi artisticamente in Italia, dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Dopo aver trascorso alcuni anni nel capoluogo lombardo si è trasferito negli Stati Uniti, dove vive tra New York e Los Angeles.
Punto focale della sua ricerca artistica è l’attenzione rivolta ai media e alle immagini della tecnologia più avanzata. Infatti, se la Pop Art ha rivolto il suo sguardo alla televisione, alla cartellonistica pubblicitaria e alle merci di consumo, l’occhio di Manetas guarda allo schermo del computer e al suo interno con l’interesse verso il mondo virtuale di Internet. Infatti, anche quando utilizza strumenti tradizionali come la pittura, che rinnova in modo del tutto inedito, fa di questi mezzi di comunicazione il soggetto stesso di rappresentazione. Le sue tele come le sue opere fotografiche, che chiama “vibracolour”, sono abitate da telefoni cellulari, mouse, fili di connessione, schermi…. Emblematico di questa serie di lavori che sono ritratti veri e propri, è il lavoro “Powerbook” in cui ritrae la superficie vista dall’alto del coperchio del computer consegnandoci un’immagine figurativa e astratta al tempo stesso.
Al mondo del computer è collegato anche quello dei videogiochi ai quali rivolge un’attenzione particolare negli ultimi tempi, impossessandosi di immagini come quelle di Lara Croft. Attualmente il soggetto preferito è diventato quello dei Pokemon, l’ultimo cartone cult della nuova infanzia al cui riguardo l’artista dice: “Quella dei Pokemon è una storia senza riferimenti: non puoi collegarli al resto del paesaggio visuale. Evidentemente è una storia giapponese che noi interpretiamo alla maniera occidentale, senza conoscere molto del Giappone….ma questo non ha importanza, al contrario, è positivo trasformare gli oggetti culturali….soprattutto perché nel caso dei Pokemon, più che la battaglia, è importante la loro evoluzione, è quello che vincono quando vincono su un altro Pokemon, diventano essi stessi un altro Pokemon”.
Alla maniera di Warhol, con il quale condivide un atteggiamento “easy” nei riguardi dell’arte, dice: “Siccome a me non piace l’espressione ‘arte contemporanea, allora ho ordinato ad un’agenzia californiana che si chiama LEXICON, di trovarmi una nuova parola. Questa è l’agenzia che ha inventato parole come Powerbook o Pentium. Con 100.000 dollari puoi comprare una nuova parola”. La parola trovata è “Neen”, uno stato mentale come lo definisce l’artista stesso, che configura le nuove generazioni, “quella dei neenster” collegate alla cultura dei Pokemon.
Ospite speciale della mostra, invitato da Manetas, sarà una giovane promessa di Los Angeles, Mike Calvert, che presenterà un’animazione a computer.

Miltos Manetas (1964, Atene) ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in gallerie e musei di tutto il mondo. Tra le personali più importanti ricordiamo: quelle più recenti alla Galleria Analix di Ginevra, al Centro per l’Immagine Contemporanea di Ginevra e al Museo Nazionale di Arte Contemporanea di Atene, alla Galleria Almine Rech di Parigi, e “?word” da Gagosian a New York. Nel 1999 mostre alla Lux Gallery di Londra, alla Lawing Gallery di Houston in Texas, alla Rebecca Camhi Gallery di Atene. Ha lavorato inoltre alla Postmasters Gallery di New York, alla Galerie Philippe Rizzo di Parigi, da Dan Bernier a Los Angeles e da New Santandrea a Savona, da Giò Marconi a Milano, da Raucci e Santamaria a Napoli, alla galleria Fac Simile di Milano e alla Galleria Il Capricorno di Venezia.
Molte sono le collettive cui ha partecipato, tra queste ricordiamo nel 2000”Migrazioni. Premio per la giovane arte italiana” al Centro per le Arti Contemporanee di Roma, “Elysian Fields” al Centre Pompidou di Parigi, “Presumed Innocent” al CAPC di Bordeaux, “PICT” al Centro per l’Arte Contemporanea di Banff in Canada, “Il sentimento del 2000” alla Triennale di Milano. Precedentemente ricordiamo collettive al Museo d’Arte Contemporanea di Chicago, al P.S.1 e al Guggheneim di New York, alla Fondation Cartier di Cahors e al Palazzo Reale di Caserta, oltre che al Trevi Flash Art Museum di Trevi.

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