25.11.2010 – 29.01.2011
DARIO ARCIDIACONO – Pamir MHD 3.2
(La macchina che crea tsunami e terremoti)
Antonio Colombo inaugura un nuovo progetto di LITTLE CIRCUS, spazio situato all’interno della galleria dedicato ai progetti speciali, con la personale di Dario Arcidiacono dal titolo Pamir MHD 3.2.
C’è una multinazionale dell’orrore che produce tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche. Ha un’arma segreta. Si chiama Pamir Mhd 3.2. Catastrofica.
Dario Arcidiacono rappresenta lo strumento del potere, lo visualizza, lo interpreta. I suoi lavori, in acrilico su plexiglass, vanno visti, letti, studiati attraverso questa personalissima forma d’arte che utilizza il pop-realismo come alternativa alle troppe farlocche e inflazionate illustrazioni fotografiche photoshoppate su stampe lambda.
L’artista qui rappresenta ciò che l’occhio umano non riesce (in questo caso, non può) catturare e conservare. L’arma ambientale, nelle mani di forze occulte. Nessuno l’ha mai vista. È brutale, devastante. E lavora sottomettendo la natura.
Il mare, la pioggia, la terra, i vulcani si trasformano in oggetti, ingranaggi del blasfemo macchinario. Diventano armi funzionali alla disfunzionale attitudine autodistruttiva umana. Pamir non è solamente un mezzo del potere, Pamir è il potere stesso. Chi lo possiede vince, domina, controlla, comanda.
(Marco Orimbelli)
Dario Arcidiacono nasce a Catania nel 1967 ed esordisce nel 1995, fondando il gruppo Ultrapop, con cui lavora fino all’aprile del 2003.
Negli anni Novanta, quando l’ambiente culturale italiano è attraversato dalla ventata americana del pulp, anche gli Ultrapop lasciano il segno, rendendosi riconoscibili sulla scena artistica italiana, con uno stile e una ricerca giocati nel raggio delle subculture giovanili.
Arcidiacono esplora l’iconografia fantastica horror degli anni Settanta-Ottanta (zombi, mutanti, disastri post-atomici, e fughe da New York) e le integra con le più recenti deliranti teorie cospirazioniste e mondialiste presenti su internet. Gli omaggi al fanta-horror e allo splatter, lasciano gradualmente spazio a precise denunce del reality-horror di una cronaca sempre più inquietante.
Espone nel 1998 al Teatro dell’Elfo e a quello di Porta Romana a Milano. Nel 2000 è invitato al Palazzo della Triennale di Milano, l’anno successivo espone alla Casa del Mantegna di Mantova, al Pac e al Palazzo dell’Arengario di Milano. Nel 2002 è al Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova, alla Galleria Civica di Trento nel 2003 e alla Biennale di Venezia nel 2007 nel Padiglione Siriano. Vive e lavora a Milano.