Invito Kk Grigio

20.11.2014 – 31.01.2015

K.K. KUSTOM KULTURE

Anthony Ausgang – Damian Fulton – David Perry – Sara Ray – The Pizz – Keith Weesner

+ special guests: Stevie Gee e Wes Freed

a cura di Anthony Ausgang

da un’idea di Antonio Colombo e con il contributo critico di Luca Beatrice

Il termine Kustom Kulture, molto diffuso nella cultura americana, comincia a riscuotere grande interesse anche qui da noi in diversi linguaggi visivi contemporanei. L’espressione deriva dall’underground usa e si sviluppa a partire dagli anni ’50 ma trova negli ultimi decenni una crescita più articolata e complessa.

Custom (la lettera K è usata in nome di una licenza poetica) si riferisce al consumatore, ovvero colui che non si limita a utilizzare un oggetto così come viene prodotto ma vuole personalizzarlo con interventi minimi oppure stravolgerlo fino a renderlo irriconoscibile. In termini filosofici si può dire che è l’esatto contrario del mercato di massa e dell’omologazione: non più tutti uguali in nome di una moda o una tendenza, ma tutti diversi, unici, irripetibili, in nome invece di un irresistibile voler essere al di sopra delle mode.

Kustom Kulture si applica dunque alle motociclette –oggi le Special risultano molto più attraenti dei modelli di serie- alle automobili –con il fenomeno delle Hot Rod (letteralmente bielle roventi, vetture spesso storiche, notevolmente modificate e truccate nel motore e nella carrozzeria con le tipiche decorazioni flaming)- ma anche alle arti visive, in particolare alla pittura, e al design.
Sarà per la sua inesausta ricerca in questo campo –le sue biciclette sono quanto di più vicino alla cultura del do it yourself- da un po’ di tempo Antonio Colombo ha messo il naso sul fenomeno americano ripromettendosi di portare in Italia un assaggio di questa meravigliosa tendenza. Dice di aver voluto “mettere le mani nel mito americano e sporcarmele. That’s why. Io che guido male brutte automobili, non mi ubriaco mai, non ho tatuaggi e non so suonare nemmeno il mandolino, non la Stratocaster”. Capita così che “un bel giorno, ossessionato dalle immagini da una vita, ho voluto capire di più un mondo affascinante, eccessivo, volgare e mitico che risponde al nome di Hot Rod e Kustom Kulture. Il sogno americano che tutti o quasi sognano, vento tra capelli lunghi, velocità, musica ZZ Top e un po’ di Eagles, grafiche che forse riuscivo a fare anch’io sui banchi del Liceo Ginnasio statale Giosuè Carducci”.
Ecco come è nata l’idea di chiedere ad Anthony Ausgang, che aveva esposto qualche stagione fa in una personale da me curata, di raccogliere una serie di protagonisti e non di questo straordinario mondo. Autoincludendosi ovviamente nella scelta.
Insieme, noi tre, abbiamo condiviso discussioni, fascino e grandi sogni. Per una volta il mio ruolo abituale di curatore passa in secondo piano per svolgere, volentieri, quello di raccordo tra Milano e l’America. Passo la parola ad Ausgang che ci racconta chi sono alcuni tra i protagonisti della Kustome Kulture a stelle e strisce. Per un pubblico di fans, addicted, appassionati e curiosi.
Luca Beatrice

Anthony Ausgang (Nato nel 1959 a Trinidad e Tobago. Vive e lavora a Los Angeles).
Nato nel 1959 a Trinidad e Tobago, losangelino di residenza, Ausgang ha già esposto da Antonio Colombo nel 2011. Per questa mostra dal titolo KK Kustome Kulture, ha scelto di proporre le opere di alcuni degli artisti più significativi della scena hot rod. Così racconta il suo lavoro, con lucidità e consapevolezza: “il mio obiettivo è quello di modificare la definizione di arte figurativa utilizzando i caratteri antropomorfi dei cartoni animati per spiegare la condizione umana in un contesto non umano. La non umanità dei cartoni animati è una presunta innocenza, soprattutto è materiale per bambini e adulti regressivi. Ma sotto la superficie del mio mondo abitato da gatti si nascondono alcune verità scomode sul mondo delle persone: enigmi sessuali, perplessità religiose, l’uso di droga e la noia, tutti concetti esplorati nei miei dipinti. Il mio programma di grafica, psichedelico e colorato, mi sta portando verso un’astrazione della rappresentazione di questi animali dei cartoni. Anche se i miei quadri iniziano come disegni su carta, il computer è diventato una parte importante dello sviluppo grafico delle mie idee. Una volta che i disegni vengono trasformati su monitor e sono soddisfatto di ciò che ho ottenuto, mi metto davanti alla tela con i tradizionali pennelli e dipingo. Ho più a cuore il contenuto di distributore di gomme da masticare (gumball machine) che di ciò che succede all’interno del museo di arte contemporanea. Il mio infatti è un pubblico che non richiede una formazione artistica ma solo la consapevolezza di quanto sia assurdo essere vivo”.

Damian Fulton (vive e lavora a Los Angeles).
Inseguimenti in auto, ragazze con le pistole e nostalgia noir animano un racconto visivo che si legge come un Exploitation Movie. Damian è stato sempre affascinato dalla cultura balneare di Los Angeles, la vicinanza a una delle più congestionate città del mondo, affacciata sulla costa del Pacifico, fornisce il materiale fertile per affrontare, con la sua cifra stilistica dark, il sogno della California. L’amore per la moto, l’auto, la West Coast, i cartoni animati classici e i mostri si completa in una visione pop-surrealista del tutto personale e originale. Precedentemente all’attività di artista, Fulton ha collaborato con realtà aziendali come Disneyland, Marvel Productions e vari marchi lifestyle.

David Perry (Nato nel 1959 a Denver, Colorado. Vive e lavora in California).
Dai negozi di East Bakersfield alle dragstrips della California e Utah, David Perry cattura attraverso le sue fotografie la passione americana per la velocità, le emozioni e le auto. Greasers, gearheads, drag strip beatniks, rockabilly queens, hopped-up machines sono i personaggi presenti nelle sue suggestive immagini dal gusto vintage. Ha un vero e proprio culto per le macchine condiviso con Hipster tatuati, barba e pizzetto a cui si uniscono i piloti dei Bonneville Salt Flats e il letto prosciugato del lago di El Mirage. Con le sue fotografie Perry mostra l’anima di un’ossessione sempre più crescente.

Sara Ray (Nata a Hermosa Beach, California. Vive e lavora a Los Angeles).
Sara è nata e cresciuta sulle spiagge nel sud della California, proprio nel bel mezzo di tutto ciò che è la Kustom Kulture. Le Hot Rod di George Barris erano parcheggiate nel garage della famiglia di Sara, accanto a pile di tavole da surf. Il nonno, Hap Jacobs, è uno dei più famosi shapers di tavole da surf nel mondo. La sua infanzia è stata accompagnata da motori, falò sulla spiaggia e turisti di Hollywood; tutti soggetti inseriti come immagini nelle sue tele. Le opere di Sara sono una miscela inebriante di piloti soprannaturali che viaggiano per le strade di notte, fanciulle tatuate e colorate; le sue opere mostrano l’amore per la città in cui vive e la passione per il metallo vintage che fa da sottofondo. I suoi lavori sono pubblicati in numerose riviste e libri: Easyriders, Guitar Player, Juxtapoz, Iron Horse. Sara Ray customizza anche chitarre Fender, Gretsch e Jackson. Realizza anche pitture ad hoc su serbatoi di motocicli per clienti privati. Vive in una casa a Los Angeles e spesso la si vede alla guida della sua 53 Buick, lungo le strade della città tra un negozio di fumetti e un altro.

The Pizz (vive e lavora a Los Angeles).
L’automobile, più che un semplice mezzo di trasporto, così come viene reinventata nel sud della California rappresenta un’espressione di stile, l’autonomia e un modo di essere. L’auto realizzata su misura, costruita a mano, ridisegnata con un’idea precisa in mente è il trofeo di caccia dell’uomo moderno; è l’esposizione del suo prestigio e del su potere, simboleggio ciò che è e come si muove nel mondo. Un messaggio trasmesso sia quando l’auto è lanciata a gran velocità che
quando è parcheggiata in strada. I dipinti di Pizz rappresentano proprio questo mondo, questo regno dell’automobile customizzata, evocativo di un’attitudine e di un ambiente. Ogni immagine raffigura una determinata ora del giorno, un luogo e una specifica atmosfera; una vibrazione cromatica ottenuta con una gamma di colori saturi e ricchi di tinte. Ogni opera è un equilibrio triangolare tra sesso, morte e qualcosa di sconosciuto. La narrazione è lasciata aperta all’interpretazione da parte dello spettatore, la trama lascia più un punto interrogativo che una conclusione.

Keith Weesner (vive e lavora a Oaks, California).
Keith Weesner è un pittore i cui dipinti sono espressione della cultura dell’automobile, visione molto diffusa nel Sud della California, dove è stato cresciuto da suo padre, artista, pinstriper e appassionato di road/custom hot. Le sue passioni si sono rafforzate durante il periodo di formazione presso l’Art Center College of Design di Pasadena, dove ha studiato design automobilistico. Ha poi lavorato come disegnatore di fondali per la Warner Bros e per 13 anni in diversi studi, tra cui la Disney. Dal 2004 approda al mondo ufficiale dell’arte come artista, esponendo in diverse gallerie americane. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati in riviste automobilistiche e di tatuaggi. Weesner vive a Thousand Oaks in California, con la moglie e la figlia.

E poi due special guests, come si conviene in questo tipo di raduni, scelti da Antonio Colombo, non perfettamente Hot Rod ma con una forte personalità rock interverranno nel Little Circus e in galleria:
Wes Freed (nato nel 1964 a Shenandoah Valley – Virginia, vive e lavora a Richmond, Virginia) sue le mitiche copertine dei DBT (Drive by Truckers, gruppo southern country-rock alternativo), da tempo passione del gallerista, con spiccati accenti folk.
Stevie Gee (nato nel 1980 nell’Essex, GB, vive e lavora a Londra) illustratore, rock, surf, moto e bici. Visto e piaciuto da Deus Ex Machina (luogo di culto per gli amanti delle ruote a motore) a Venice Beach e a Bali da Colombo.
Collabora con Paul Smith, Nike, Beams Japan, Death Spray Custom, Penguin books e Deus Ex Machina.

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