Stefano Cumia, S.T

21.09 – 22.10.2004

SENZA FRENI!

Quanti quadri sono stati trasportati sul piccolo furgone Volkswagen? Quanti gruppi rock hanno caricato i loro strumenti sul Bus? Quante notti passate sui sedili mentre il gruppo era in tournè, e quanti figli concepiti nei lettini del camper? Artisti, poeti, cantanti hanno condiviso con migliaia di persone anonime, la passione per la libertà da vivere sulle ruote del Bulli, nome d’arte del Bus Volkswagen.
Vicino al pulmino c’era sempre una faccia sorridente e una donna bella, giovane e spensierata; non era un ammicco pubblicitario, ma la constatazione della realtà.
Il Samba Bus, insieme al Maggiolino, sono state le ruote felici della nostra gioventù: comodo, affidabile, indistruttibile e felice, come la vera arte.
Un trasporto semplice e popolare che fece viaggiare i sogni di un epoca diventando oggetto di collezionismo, quasi di culto: un’icona di libertà, di un epoca di rinascita e di speranze.
La mostra Senza Freni!, nasce dalla consapevolezza che il pulmino non è reduce dei bei tempi, ma funziona ancora come catalizzatore di desideri e di passioni, diventando, in questo caso, la musa ispiratrice per una ventina di artisti che sono nati quando il Bus era già uscito di produzione.
Addirittura Maria Francesca Tassi, giovanissima artista bergamasca, è stata concepita nel camper Westfalia, orgoglio di libertà dei suoi genitori.
L’esposizione sarà nella galleria di Antonio Colombo, dove nel settembre 2001 si inaugurò la mostra Senza Mani! dedicata alle biciclette bianche dei Provos, il movimento di giovani contestatori olandesi che nel 1967 anticipò con i suoi happening la rivoluzione studentesca dell’anno successivo.
La galleria di Antonio Colombo rappresenta ed espone artisti italiani ed internazionali, ma ha sempre un occhio particolare a manifestazioni che investono un ambito culturale ampio, dove l’arte si mischia con il design, con la musica e con le istanze di libertà creativa della cultura giovanile. E’ situata in una via prestigiosa di Milano, la stessa del Corriere della Sera, ed ha una grande vetrina sulla strada da dove si potrà ammirare il Samba Bus, che sosterà nella sala d’ingresso per tutta la durata dell’esposizione ed ospiterà un’installazione sonora. Nello spazio sottostante una ventina di artisti giovani, quasi tutti esordienti, si divertirà a scendere senza freni i tornanti della creatività.

Gli artisti presentati saranno:

Abbominevole
Margherita Anello
Andrea Di Marco Ozmo
Simone Racheli
Meris Angioletti
Glückstraße
Stefania Romano
Matteo Bergamasco
Giuliano Guatta
Federico Solmi
Andrea Contin
Stefano Cumia
Gianluca Di Pasquale
Laboratorio Saccardi
Andrea Mastrovito
Fulvia Mendini
Maria Francesca Tassi
Alessio Tibaldi
William Marc Zanghi

La mostra è prodotta in collaborazione con la nuova rivista NO magazine, che presenterà il primo numero per l’occasione. NO magazine è il Rocky Horror Picture Pride dell’arte, che dà asilo politico all’errore, a chi sbaglia, al refuso. NO magazine è la groupie dell’arte. NO magazine pratica solo apologie e non critiche. NO magazine è l’asilo nido della creatività, palestra di absolute beginners. NO magazine è il NO tu NO dell’arte.
Il primo appuntamento di NO magazine ha come santi protettori Luciano Bianciardi, che disse di NO al Corriere per scrivere su ABC , e Gigi Riva, che rifiutando la Juventus disse il NO più incredibile della Repubblica Italiana. NO magazine, 320 pagine formato 12×16, esce in concomitanza di eventi, mostre, parties, concerti.

Typ2 – Bulli – Samba Bus Volkswagen

di Giuseppe Biselli

Anche entrare nella storia può essere un viaggio, un lungo viaggio, come quello compito dal Volkwagen Typ 2, il pulmino progettato per andare in capo al mondo e arrivato ai giorni nostri come oggetto di culto.
L’idea geniale di realizzare il “furgone del popolo” viene all’importatore olandese della Volkswagen, Ben Pon, quando nel 1947 propone al direttore della fabbrica di Wolfsburg, Ivan Hirst, di utilizzare il pianale del già noto Maggiolino per ricavarne una versione adatta al trasporto di cose. Il commerciante olandese traccia sulla sua agenda uno schizzo, dove raffigura una “scatola” appoggiata sulle ruote del Maggiolino, col motore posteriore e tanto spazio per caricarvi merce. L’idea piace al presidente della Volkswagen dell’epoca, Heinrich Nordhoff, che ordina ai suoi ingegneri di sviluppare e realizzare il progetto. Il 12 novembre 1949 viene ufficialmente presentato alla stampa il primo Typ 2, derivato dal precedente Typ 1, il Maggiolino, appunto, la macchina voluta dal Hitler per il popolo tedesco e che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, divenne un mito a quattro ruote.
Il lungo viaggio del Typ 2 parte dalla catena di montaggio avviata nel febbraio del 1950 con il modello furgonato chiuso e il successo commerciale fu immediato, anche per far fronte alle esigenze di trasporto nella ricostruzione della Germania postbellica.
Nel marzo dello stesso anno escono dalla fabbrica di Wolfsburg i modelli Kpombi, coi finestrini laterali, una “combinazione” per trasportare persone e merci.
In poco tempo il geniale e versatile veicolo si conquista il nome di “Bulli”, dall’inglese bull, toro, grazie alla sua robustezza e affidabilità.
Il viaggio evolutivo del mezzo da lavoro continua e nel 1951 nasce il Samba Bus, un vero e proprio pulmino, con ampie superfici vetrate e comodi sedili imbottiti, capaci di trasportare comodamente sette persone. Nel 1952 è la volta del pick up, un mezzo che verrà subito apprezzato da muratori, falegnami, vetrai, piccoli trasportatori. Anche i giovani scoprono un mezzo di locomozione economico, affidabile ed incredibilmente spazioso. Col Samba Bus ci si va a scuola, in gita con la parrocchia oltre che al lavoro. Ma ci si può andare anche in vacanza, riempiendo il Bulli all’inverosimile per percorrere migliaia di chilometri in assoluta tranquillità, fermandosi poi a dormire sui divanetti. Di lì, alla sostituzione dei sedili con dei divani a scomparsa che diventano dei veri e propri letti il passo è breve. Ecco inventato il camper, che la Westfalia metterà in produzione nel 1961.
Un successo inimmaginabile, che porterà alla boa del nuovo modello, nel 1967 dopo aver venduto ben un milione e settecentomila Typ 2.
Il mondo sta cambiando e “cambia” anche il Bulli, che nell’agosto del 1968 inizia la produzione della seconda serie, che rimarrà fino alla fine degli Anni ’70.
Intanto il Bulli Volkswagen è arrivato a mettere le sue ruote su tutti i Continenti e aver trasportato milioni di persone davvero in capo al mondo. Ora, dopo oltre cinquant’anni, che sembrava essere arrivata l’età della pensione dopo essere divenuto un oggetto conteso dai collezionisti d’auto d’epoca, venti giovanissimi artisti faranno proseguire il viaggio del Typ 2 dalla storia, traghettandolo da quella dell’automobilismo a quella dell’Arte.

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