Guarnaccia

12.06 – 25.07.2014

MATTEO GUARNACCIA – The Trickster

Matteo Guarnaccia, uno dei maestri dell’arte visionaria contemporanea, torna alla galleria Antonio Colombo, con un vertiginoso e poetico allestimento per intrepidi visitatori.
Il cuore della mostra è il Libro dei Sogni, centinaia di pagine disegnate giorno dopo giorno, nel corso di un anno, dall’artista. Intorno a questa mappa di viaggio si muovono piccole coreografie, giocattoli esoterici, elementi di arredamento fatati, video, disegni e dipinti crepitanti di energia e colore.
Il Trickster è la figura archetipica del buffone divino, l’essere ambiguo, spassoso e pericoloso, che ha il compito di evitare la stagnazione culturale, smascherare il mostro dell’abitudine e di rivelare la verità della tradizione sbeffeggiandola. Un maestro della metamorfosi che può assumere le sembianze di un coyote tra i nativi americani, dell’Hermes greco, ma anche di Bugs Bunny o Marcel Duchamp, di Pippi Calzelunghe o Loki, l’eroe dell’Edda scandinava.
C’è un uomo nato da un fiore nello spazio…
È un uomo senza labbra che parla
Che vede senza occhi, che ascolta senza orecchie, che corre senza gambe
Il sole e la luna danzano e suonano trombe…
C’è un bambino che tocca la ruota della legge che gira…
Usando la compassione come frusta, addestra e guida il vecchio yak sul sentiero della follia.
(Marpa il Traduttore, Tibet, XI secolo)

Matteo Guarnaccia, continuando la sua ricerca artistica tra le tecniche dell’estasi – dallo sciamanesimo al rock’n’roll- questa volta ha scelto di indossare la veste del “briccone”. La sua scrivania si è trasformata nel tavolo del Bagatto, la figura dei Tarocchi associata all’incantatore, al mago a cui è delegato il processo creativo. Con la sua mano leggera, ha raccolto e congiunto stelle nomadi per creare costellazioni ingannevoli ma solide. Le sue figure, allo stesso tempo sacre e ironiche, si muovono spostando confini e aprendo porte inaspettate sulla realtà quotidiana.
Un segno personale e inconfondibile che investe carte, tele, tessuti, ricami, immagini e corpi in movimento, sempre capace di offrire nuovi e inebrianti punti di vista.

Matteo Guarnaccia (Milano 1954), artista e saggista figura di riferimento della cultura visionaria contemporanea, è attivo nel campo dell’arte (mostre internazionali, installazioni alla Triennale di Milano e alla Hall of Flowers di San Francisco); della moda (Biba, Corso Como 10, Vivienne Westwood, Malo) del design (Bruno Munari, Atelier Mendini, Italo Rota & Partners, Yoox, Coin); della scrittura (una trentina di saggi dedicati alle avanguardie/controculture del Novecento); del giornalismo (Vogue, Rolling Stone, Abitare, Zoom, Gap Japan, Wired, D-La Repubblica, Alias); dell’insegnamento (docente NABA, workshop Domus Academy, Accademia di Carrara, IUAV); della curatela (mostre dedicate Skate Art, Provos, Psichedelia, Vivienne Westwood, Giorgio Gaber); della musica (Byrds, Donovan, Timoria).

Mostre Recenti
2014: Dreamers & Dissenters, Istituto Italiano di Cultura, Zagabria
2013: Dreamers & Dissenters, Triennale, Milano
The Book Is On The Table, Galleria Nuages, Milano
Immagini D’io, Triennale, Milano
Controcultura tra America e Italia, Mart Rovereto, Rovereto
Arimortis, Museo Del Novecento, Milano
2012: Provos e Biciclette Bianche, Spazio Ex-Ansaldo, Milano
Subterranean Modern, Don Gallery, Milano
Passagen, Istituto Italiano Di Cultura, Colonia (Germania)
Cronache dal Pianeta Fresco, Galleria ‘O, Milano
Addio Anni ’70, Palazzo Reale, Milano
Episodi dell’arte a Milano, Museo del Novecento, Milano
2011: Live!, Museo Pecci, Prato
Lo sguardo che suona, Palazzo Ducale, Massa
Chi ha paura dell’immagine?, Art Verona, Verona
La Casa di Ulisse, Fabbrica Del Vapore, Milano
Quelli che Milano, Teatro Rasi, Ravenna
Bob Dylan Fun Book, Triennale, Milano
Lo Inadecuado, Padiglione Spagnolo, Biennale Di Venezia, Venezia
Collage, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino

A TAVOLA COL BAGATTO
di Mirella Costa

…une folle enterprise où le sabotage se confonde avec l’archéologie…

Matteo Guarnaccia, fin dall’inizio della sua opera, si apparenta alla vasta schiera dei delight makers – alla lettera “facitori di delizie” – ai bricconi, buffoni e sciamani. Lo spirito del tempo, il cui magister è il fulmineo digitale, lo ha reso capace di rappresentare in modo quasi immediato il chiacchierato metodo Bouvard e Pecouchet: ammassa e ricopia, ricopia ancora e sposta, apparentemente a caso. Questa pratica sempre di più si rivela esser fatta da una  ispirata  sottise combinatoria, che accoppia oggetti e fini di divina incongruità, dando vita a destabilizzanti e deliziosi usi impropri, godibili e non ancora vietati.

L’immagine ritratta in “Tunnel of Love”, fa venire in mente il primo cerchio sull’acqua di un vortice marino che si allarga e attrae nella sua orbita ogni genere di cose perdute nelle vaste aree dell’immaginario. Con questo suo particolare tipo di maelstrom che agita il mare del tempo (tutti i diritti riservati), l’autore mescola, frantuma e riconnette i materiali che sincronicamente vengono a trovarsi in questa zona di potente attrazione, finché, richiusesi le acque, risalgono alla superficie sorprendenti giocattoli nuovissimi e lavati dal lungo oblio, assieme a libri sapienziali provenienti dalla stesso magico luogo marino.

Come a un banchetto apparso per il colpo di bacchetta di un cuoco influenzato dalla costellazione dei Gemelli, si possono trovare qui cornucopie di rari frutti provenienti da microclimi subpolari, orchidee in ghiacciolo da passeggio, brodi di spine. Ho sempre immaginato Matteo Guarnaccia in piedi, dietro il tavolo figurato nella carta del bagatto dei Tarocchi, con  sopra oggetti comuni, ma capaci di generare metamorfosi: in un bicchiere l’acqua per sciogliere ciò che è legato, i dadi per fissare la configurazione del momento, il coltello della discriminazione delle cose, la piuma e la penna per raffigurare e scrivere. C’è tutto, sta in una piccola ma ben progettata borsa, e si può spostare in un batter d’occhio.

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