Birth Of The Domesticated

5.04 – 12.05.2012

GARY BASEMAN – Vicious

a cura di Ivan Quaroni

Antonio Colombo è lieto di presentare Vicious, la nuova mostra personale di Gary Baseman, in cui saranno esposte una trentina di nuove opere: 14 dipinti su tela, 4 dipinti eseguiti su copertine di libri d’epoca e 8 disegni realizzati su pagine di vecchi libri di Medicina. Si tratta di opere create appositamente per l’occasione, in cui compaiono per la prima volta nuovi personaggi, che arricchiscono l’immaginario fantastico dell’artista statunitense.

La mostra è incentrata sul tema della “fame”, un istinto primario che riflette il lato bestiale presente in ogni uomo. Ma di cosa sono affamate le nuove e curiose creature zannute inventate da Baseman? “In fondo, esse non cercano altro che amore e affetto”- afferma l’artista – “ma la loro fame è così grande da trasformarsi in ferocia”.
I nuovi dipinti e i disegni della serie “Vicious” si dividono in due categorie, da una parte i paesaggi e dall’altra i ritratti di ragazze con bizzarre creature pelose. I paesaggi mostrano una sorta di convergenza lirica di personaggi, intenti a giocare, ballare e galleggiare in uno stato ipnotico simile al sogno. Alcuni nuovi dipinti rappresentano episodi, in cui non è chiaro se le creature pelose stiano giocando innocentemente con le ragazze o se stiano piuttosto lottando ferocemente con loro. Quelle dipinte da Baseman sono, infatti, immagini inafferrabili e ambigue, che descrivono eventi, situazioni e circostanze enigmatiche, aperte a molteplici interpretazioni.
Artista poliedrico, illustratore, designer e autore del famoso cartone animato Disney Teacher’s Pet, vincitore di tre Emmy Awards, Gary Baseman è considerato una delle figure di spicco della scena Pop Surrealista californiana, caratterizzata dalla contaminazione tra arte e cultura pop. Baseman ha iniziato la sua carriera a New York tra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, collaborando come illustratore con The New Yorker, The New York Times, Rolling Stone, Time, Atlantic Monthly e The Los Angeles Times. Ritornato in California, Baseman si è dedicato all’esplorazione di diverse forme di ibridazione tra arte, moda, pubblicità, design, musica e cinema e ha coniato il termine “Pervasive Art” per definire la sua estetica, capace di “offuscare la linea di confine tra Fine Art e Commercial Art”. Con la sua pittura, in cui sono presenti influssi dei cartoni animati vintage della Warner Bros e della Disney, ma anche l’attitudine critica e concettuale del fumetto underground, Baseman ha creato un universo fantastico popolato da bizzarre creature, personaggi come Toby, Dumb Luck, ChouChou e Hotchachacha, una schiera di alter ego dell’artista, che incarnano anche i sentimenti inespressi, le emozioni inconfessabili e le segrete pulsioni che ogni uomo prova nei confronti del mondo femminile. Le donne, sono infatti il fulcro attorno al quale ruotano le visioni di Baseman, spesso incentrate sulla conflittualità tra bene e male, amore e morte, gioia e dolore nell’esperienza umana. Inserito dal Entertainment Weekly magazine tra le 100 persone più influenti del mondo dell’”intrattenimento”, Gary Baseman ha esposto i suoi dipinti in musei e gallerie in tutto il mondo ed ha conquistato una vasta schiera di appassionati grazie alla creazione di vinyl toys, borse, stampe e altri prodotti per il mercato di massa. Oltre alla già citata serie a cartoni animati Teacher’s Pet, trasmessa dalla ABC tra il 2000 e il 2003, e divenuta nel 2004 una pellicola per le sale cinematografiche, Gary Baseman ha creato, insieme a un gruppo di designer la grafica di Cranium, un gioco da tavolo molto popolare in diversi paesi.

Gary Baseman è nato a Los Angeles nel 1960 dove vive e lavora. Tra le numerose mostre personali segnaliamo nel 2011 “Walking through Walls” Jonathan LeVine Gallery, New York, NY”, nel 2010 “Dream Reality” Southern Arkansas University, Magnolia, AR, nel 2009 Pictopia, Haus der Kulturen, Berlino, Germania, nel 2008 In the Land of Retinal Delights: The Juxtapoz Factor, Laguna Art Museum, Laguna Beach, USA, nel 2007 Hide and Seek in the Forest of ChouChou, Billy Shire Fine Arts, Los Angeles, USA, I Melt in your Presence, Modernism, San Francisco, USA, nel 2006 Venison, Mercado Gallery, Barcelona, Spagna, Animamix, Museum of Contemporary Art Shanghai, Shanghai, Cina, nel 2005 A Moment Ago, Everything was Beautiful, Pasadena Museum of California Art, Pasadena, USA, The Garden of Unearthly Delights, Jonathan Levine Gallery, New York, USA, For the Love of Toby, Billy Shire Fine Arts, Los Angeles, USA.
Tra le mostre collettive nel 2011 “Rolling Stone: Illustrating Music Icons,” Society of Illustrators, New York, NY, “Future Pass” mostra collaterale alla Biennale di Venezia, Venezia, Italia, “The Emergence of the Pop Imagist,” Scuola dei Mercanti, Campo Madonna dell’Orto, Venezia, Italia, “Fantasilandia,” Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, Italia, nel 2010 “SugiPop! Anime, Manga, Comics and Their Influence on Contemporary Art” Portsmouth Museum of Art, Portland, ME, “Sacred Memories: Cross Cultural Expressions of Day of the Dead” Pico House, El Pueblo de Los Angeles Historical Monument, Los Angeles, CA, “Five Year Anniversary” Jonathan LeVine Gallery, New York, NY, nel 2009 “Apocalypse Wow!” Museum of Contemporary Art, Roma, Italia, “Pictopia” Haus der Kulturen, Berlino, Germania.

Gary Baseman e l’allegoria della commedia umana.

di Ivan Quaroni

Vicious
You hit me with a flower
You do it every hour
Oh, baby you’re so vicious
(Lou Reed)

Gary Baseman non ama le etichette, nemmeno quelle fortunate come Lowbrow Art o Pop Surrealism, che in fondo hanno il merito di aver fatto conoscere al grande pubblico il lavoro di una schiera di artisti californiani che hanno dato il via a un movimento internazionale basato sulla convergenza tra arte, illustrazione, fumetto, graphic e fashion design, skate culture, punk e graffiti.

Riferendosi a quella straordinaria galassia di artisti, Baseman ha usato la definizione di “Underground L.A. artists”, che include personaggi come Mark Ryden, Camille Rose Garcia, i Clayton Brothers e Tim Biskup. Insomma, gente che ha infranto in ogni modo le barriere tra arte commerciale e fine arts, compiendo incursioni in ogni ambito della creatività, con l’intento di raggiungere un pubblico molto più vasto di quello tradizionalmente interessato all’arte contemporanea.
Non a caso, Baseman ha dichiarato più volte di essere un “artista pervasivo”, in grado di lavorare contemporaneamente su più fronti, dalla pittura all’installazione, dalla performance alla moda, passando anche attraverso la creazione di cartoni animati e videoclip musicali, la produzione di giochi da tavolo e pupazzi in vinile e perfino l’organizzazione di eventi come La Noche de la Fusión, un holiday art festival dedicato all’ibridazione dei generi e alla celebrazione del gusto agrodolce dell’esistenza.
Artista poliedrico e autore del famoso cartoon della ABC Disney, Teacher’s Pet, vincitore di ben tre Emmy Awards, Gary Baseman è senza dubbio una delle figure di spicco della nuova arte fantastica, influenzata dall’immaginario pop e dalla cultura di massa.
La sua carriera inizia tra gli anni Ottanta e Novanta a New York, dove collabora con prestigiose riviste come il New Yorker, il New York Times, il Time e Rolling Stone, collezionando i premi e i riconoscimenti dell’American Illustration e l’Art Directors Club. Tornato in California, Baseman si concentra sulla pittura ed elabora una sua personalissima visione estetica, in cui lo stile dei cartoni animati d’ante-guerra della Disney e della Warner Bros, convive con l’attitudine critica e concettuale dell’arte underground. Il risultato si concretizza nella creazione di un universo fantastico, popolato da bizzarre creature come Toby, Dumb Luck, ChouChou, e Hotchachacha, incarnazioni dei diversi aspetti del carattere dell’artista e, allo stesso tempo, personificazioni archetipiche di sentimenti, emozioni e pulsioni presenti in ogni uomo. Se Toby, il personaggio più famoso di Baseman, è il custode di inconfessabili segreti, una sorta di feticcio della cattiva coscienza dell’artista, Dumb Luck, il sorridente coniglio storpio con la gamba amputata in mano, è l’epitome dell’idiozia. Chouchou è, invece, una creatura che assorbe l’energia femminile negativa e la trasforma in una densa crema bianca che fuoriesce dal suo ombelico, mentre HotChaChaCha è un piccolo demone, che rende gli angeli impuri, privandoli dell’aureola. Ma protagoniste dei dipinti di Baseman sono soprattutto le figure femminili, eroine come Venison, Skeleton Girl, Butterfly Girl e Hickey Bat Girl, che con i loro compagni maschili prendono parte all’eterno conflitto tra bene e male, tra gioia e dolore, tra amore e morte.

L’opera di Gary Baseman è, infatti, simile al tableau vivant di un sovversivo dramma dadaista o di una commedia degli equivoci dove i personaggi interagiscono tra loro inscenando una folle e tragicomica pantomima della realtà.

L’artista parla del suo lavoro come di un luogo in cui s’incontrano genio e stupidità, uno spazio misterioso e inafferrabile, in cui gli opposti convivono. In fondo, La Noche de la Fusión, l’art festival organizzato da Baseman a Culver City, è una sorta di collettivo rito di accettazione della complessità esistenziale, una glorificazione del lato oscuro e dionisiaco della vita. Elemento che affiora anche nella sua pittura, la quale procede per serie di lavori che ogni volta esplorano temi e argomenti diversi, arricchendo, così, il suo immaginario fantastico con personaggi e situazioni nuove.
Baseman è un artista introspettivo, che traduce temi fondamentali come la bellezza e l’ambiguità dell’esistenza in un linguaggio pittorico semplice e comprensibile. “Il tema pregnante della mia arte” – afferma l’artista – “generalmente ha a che fare con l’amarezza della vita. Il bene e il male mixati insieme. L’amore e la morte. L’estasi e lo smarrimento. La condizione umana. Ma lo faccio in maniera molto giocosa. Molto dolce e un po’ sporcacciona”1.
In modo a volte allusivo e a volte esplicito, il sesso ricopre sempre un ruolo centrale nei dipinti dell’artista. La polarità tra maschile e femminile è, infatti, il motore del racconto, il cuore pulsante della commedia basemaniana, sempre imperniata sulla raffigurazione d’impulsi e istinti primordiali.
Vicious rappresenta, in ordine di tempo, l’ultimo episodio di questa progressiva narrazione. Come altre serie precedenti, essa possiede un proprio mood, determinato dalla tensione quasi elettrica tra i personaggi e da un senso di eccitazione inquieta, che assume le forme di un gioco ambiguo e pericoloso.
Quasi sempre, quelle dipinte da Baseman sono immagini inafferrabili, che descrivono situazioni e circostanze enigmatiche, aperte a molteplici interpretazioni. È cosi anche per i nuovi lavori, realizzati su tele, su copertine di libri antichi e su vecchie tavole anatomiche, ma tutti caratterizzati da toni cupi e crepuscolari, quasi dimentichi della felicità cromatica degli esordi. Qui l’artista affronta per la prima volta il tema della “fame”, impulso primario personificato da una congerie di creature pelose e artigliate, incapaci di contenere i propri appetiti.
“In fondo” – spiega l’artista – “esse non cercano altro che amore e affetto, ma la loro fame è tanto grande da trasformarsi in ferocia”.
Vicious è, appunto, l’istinto che porta l’animale a diventare aggressivo, ma è evidente che l’animale cui Baseman allude è l’uomo, di volta in volta raffigurato da uno dei suoi personaggi feticcio.
Se non fosse per l’aspetto sognante, da cartone animato d’antan, la pittura di Gary Baseman potrebbe essere considerata come un’evoluzione junghiana del surrealismo. Con personaggi come Toby, Dumb Luck, Venison e, l’ultimo nato, Ahwroo, di fatto l’artista riformula la teoria degli archetipi in una moderna chiave pop. E così, pur muovendo da esperienze e intuizioni personali, finisce per tracciare una specie di storia a puntate dell’inconscio collettivo, un affresco corale della commedia umana, in cui ognuno di noi può riconoscersi.
Ed è questa capacità di trascendere la dimensione individuale a rendere l’opera dell’artista californiano una delle più universali e autenticamente “pervasive” del nuovo millennio.

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